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I centri storici

02.01.2022

Molto spesso affrontiamo temi legati a situazioni preesistenti rispetto alla nostra esistenza e questo avviene per quei complessi che si intersecano e si aggrovigliano nel districato sistema dei centri storici e nei corpi di fabbrica che raccontano le nostre radici.

Gran parte delle discussioni passate hanno condotto a posizioni divergenti, tra chi vuole rivoluzionare i centri storici e chi li vuole preservare.

Tutto questo non avvenne negli anni 70', bensì negli anni 50', quando i fenomeni della sperimentazione e l'opportunità di espansione hanno costruito città così distanti dal precedente processo a causa di una serie di fenomeni esterni, quali:

  • mancanza del riconoscimento di alcune metodologie costruttive perse;

  • costruzione convulsa;

  • ampliamento delle aree esterne alle città consolidate;

  • sviluppo di finanziamenti nel settore;

  • azioni e fattori esterni;

Gran parte della storia fu in parte demolita senza memoria per costruire le palazzine attuali.

Nei nostri tessuti inoltre mancano le sperimentazioni, che ai tempi hanno prodotto degli insuccessi ed in altri casi degli esempi.

Ad oggi manca un indirizzo, un motore primo nazionale, che Regioni e Comuni dovrebbero assimilare per realizzare il metamorfismo del territorio, così da mantenere le radici e le caratteristiche dei singoli ed ineguagliabili luoghi.

 

Molto spesso, questi territori, vengono lasciati al loro destino normativo e gli Architetti vengono limitati dalla norma rispetto alle capacità delle linee e delle forme che hanno bisogno del pensiero sociale.


E' vero che le Regioni ed i Comuni si devono occupare dei centri storici, ma dovrebbero farlo in un sorta di indirizzo, un indirizzo che comprenda le differenti fattispecie storico culturali (ex-guelfe e ghibelline che compongono il tessuto).


Il valore territoriale che abbiamo è stimolo di ambizione al futuro, perché siamo il popolo diviso che ha trovato l'unione e dell'unione abbiamo fatto l'unicità dei luoghi, certi del nostro sapere storico tramandato e costruito, che è emblema e gioia di invidia per altri, che non hanno la nostra storia, che lasciamo agli occhi di tutti, senza privare nessuno della ricerca dei parametri della nostra bellezza.
Questo è il valore territoriale che dobbiamo incidere sul terreno.
Abbiamo il tutto, il nesso e l'oscuro ed è in questa intersecazione che abbiamo costruito, perciò perdere i linguaggi è sintomo di perdita della nostra provenienza.


I centri storici hanno la necessità di diventare parte del territorio non solo a fini turistici.

Oggi abbiamo i problemi della centralizzazione e perciò i problemi di un solo centro storico, ma un domani, nelle città policentriche avremo i problemi di più centri abitativi. 

02.01.2022

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